Il 29 e 30 novembre ho avuto l’opportunità di partecipare al convegno “Il passaggio in evoluzione della psicoterapia nell’era mente-corpo”, tenutosi a Salerno presso l’Hotel Mediterranea. È stato molto più di un semplice appuntamento formativo: è stato un incontro vivo, pulsante, in cui la psicologia e le scienze del corpo hanno dialogato tra loro con una chiarezza e una profondità che mi hanno profondamente arricchita, sia come professionista che come persona.
Entrare in sala il primo giorno è stato come affacciarsi su un nuovo modo di intendere la psicoterapia. Nel corso delle due giornate, ho ascoltato interventi di esperti, ricercatori, psicoterapeuti e studiosi che hanno portato contributi preziosi sul tema della connessione mente-corpo, dimostrando quanto oggi sia impensabile lavorare sul benessere psicologico senza considerare il ruolo fondamentale del corpo nella costruzione – e nella cura – dell’esperienza umana.
A colpirmi maggiormente è stata la chiarezza con cui è emerso un concetto semplice quanto rivoluzionario: il corpo parla sempre, anche quando la mente tace o oppone resistenza. Le tensioni fisiche, la postura, il ritmo del respiro, i micromovimenti involontari o l’assenza di movimento… ogni segnale corporeo è un linguaggio, una porta d’accesso privilegiata alle parti più profonde della persona. Spesso la mente razionalizza, minimizza, nega. Il corpo, invece, non sa mentire: racconta ciò che non sempre siamo pronti a dire a parole.
Durante il convegno ho potuto partecipare non solo a relazioni teoriche, ma anche ad attività pratiche pensate per farci sperimentare in prima persona questa dimensione integrata. Laboratori, esercizi esperienziali e dimostrazioni cliniche hanno reso ancora più evidente quanto sia fondamentale, oggi, saper ascoltare il corpo del paziente e utilizzare ciò che comunica per orientare il processo terapeutico.
Mi ha colpita in particolare vedere come semplici cambiamenti corporei potessero modificare lo stato emotivo interno, e come, al contrario, un vissuto emotivo potesse emergere con forza proprio grazie a un movimento, un gesto o un respiro consapevole.
Essere presente a questo convegno ha rappresentato per me un momento di svolta e di riaffermazione del mio percorso. Mi ha ricordato quanto sia essenziale continuare a formarmi, a osservare, a crescere, per essere in grado di accompagnare le persone in un cammino terapeutico che sia davvero completo, rispettoso e capace di andare oltre le sole costruzioni mentali.
Tornando a casa, ho portato con me un bagaglio di strumenti nuovi, ma soprattutto una rinnovata consapevolezza: la cura passa attraverso l’incontro tra ciò che la mente pensa e ciò che il corpo manifesta. È lì, in quella zona di confine tra conscio e inconscio, tra pensiero e gesto, che spesso si nascondono le risorse più profonde del cambiamento.
Credo fortemente che la psicologia del presente – e ancor più quella del futuro – debba essere integrata, curiosa, aperta e capace di leggere la persona nella sua interezza.
E sono grata di essere parte attiva di questa trasformazione, che ogni giorno rende il mio lavoro ancora più significativo.

















